Diaconia è entrata a far parte di una rete per gestire il rischio contagio all’interno dei centri di accoglienza per migranti. Il progetto Vircov19 richiama il nome scienziato tedesco Rudolf Virchow, pioniere della medicina moderna. Coinvolge la Asl di Frosinone, l’Università di Cassino e 4 realtà del terzo settore: oltre a Diaconia fanno parte della rete le cooperative Eureka, La Speranza ed Anthea.
I soggetti coinvolti nel corso degli ultimi anni hanno dato vita al Centro di Salute Mentale immigrati e vulnerabili PASSI, nato all’interno del Dipartimento Salute Mentale e Patologie da Dipendenza. Il centro si occupa di costruire percorsi di diagnosi, cura e riabilitazione per i richiedenti asilo, i minori stranieri non accompagnati e di seconda generazione, gli stranieri in condizioni di marginalità e/o difficoltà economica e sociale, rispetto al disagio mentale e alle dipendenze con e senza sostanze.
Il progetto quindi è parte integrante di un’azione strutturata che da tempo si occupa dei migranti. Con il progetto Vircov19 si è voluto dar vita ad un protocollo univoco tra le cooperative del terzo settore, con la concreta collaborazione della ASL di Frosinone e dell’Università di Cassino, per gestire l’emergenza “Covid19”.
Il progetto è stato suddiviso in due fasi. La prima dedicata agli operatori, con una formazione specifica rivolta alle persone che lavorano nei centri di accoglienza, operata dalle infettivologhe del Reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale ‘Spaziani’ di Frosinone. Agli operatori sono dunque state fornite tutte le informazioni dettagliate su come organizzare il lavoro, quali comportamenti adottare per ridurre il rischio di contagio e quali strumenti usare per operare in massima sicurezza.
La seconda fase è stata dedicata ai migranti, con oltre 30 focus group limitati ad un numero di 5/6 persone ciascuno, in cui sono state fornite tutte le informazioni pratiche sulle norme di sicurezza e sono state rilevate e contenute le emozioni dei partecipanti.
Il terzo step ha riguardato la condivisione delle regole da rispettare. Agli ospiti è stato chiesto di condividere e contribuire alla stesura di un regolamento interno che tutti avrebbero dovuto rispettare. Come spiegato dai responsabili, in questo modo le regole proposte non sono frutto di un’imposizione dall’alto, ma di una condivisione e responsabilizzazione del proprio comportamento. L’obiettivo è di includere e far sentire partecipi gli ospiti in diretta collaborazione con gli operatori.
ASPETTO PSICOLOGICO E ANTROPOLOGICO DEL PROGETTO
Come già detto, il progetto non prevedeva solo di fornire indicazioni pratiche e procedure per evitare e gestire eventuali contagi, ma anche una particolare attenzione all’aspetto psicologico e antropologico dei beneficiari dei centri. A cadenza settimanale, infatti, le conduttrici dei Focus Group (Chiara De Padua, Marcella Lo Bosco e Ilenia Scerrato) hanno realizzato gli incontri per monitorare le condizioni dello stato emotivo e dell’equilibrio psicofisico dei migranti.
Uno degli scopi dei focus group è stato proprio quello di sostenere gli ospiti dal punto di vista della loro stabilità; si è cercato di fare in modo che ognuno di loro potesse dare voce alle proprie paure ed in generale alle proprie emozioni. Ponendo inoltre attenzione al modo di esprimere atteggiamenti e comportamenti legati alla malattia e al modo di affrontarla in base alla propria appartenenza culturale.
La maggiore evidenza che è stata possibile trarre da una prima analisi preliminare dei contenuti emersi è che i vissuti dolorosi e traumatici delle persone accolte nei centri sono stati amplificati dallo stress esperito durante il periodo di emergenza Covid; tali vissuti non solo hanno fortemente influito sul modo di ognuno dei beneficiari in accoglienza di affrontare l’emergenza, ma sono rimasti il nucleo principale delle loro difficoltà personali di vita conseguenti al percorso migratorio.
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